Pare fosse una frequente espressione del matematico Ennio De Giorgi, che preferiva la comunicazione orale a quella scritta. Più di recente, è stata una delle provocazioni del Prof. Morera nella sua relazione finale all’incontro “La nuova regolamentazione della consulenza finanziaria”, organizzato da Organismo di Ricerca Giuridico-economica.
Ormai molti constatano che l’enorme mole di adempimenti e documentazione posta a carico degli emittenti di strumenti finanziari e delle banche non ha prodotto gran che, quanto a tutela dei risparmiatori. Ne possiamo trovare puntuale riscontro nella recente relazione annuale del nuovo presidente della Consob.
Gli psicologi ce lo confermano: come ogni persona, il risparmiatore avverte e comprende assai meglio la comunicazione visiva e gestuale, poi quella orale ed infine, ultima, quella scritta. Del resto, che quasi nessuno legga i prospetti informativi, prima di sottoscrivere un investimento, non è certo un segreto.
Torna dunque al centro la figura del consulente. E’ la persona interlocutrice del risparmiatore che gioca il ruolo più importante. Ciò non vale solo nella elaborazione delle decisioni di investimento ma anche nella stessa percezione dei valori in gioco e nella formazione delle aspettative.
E’ così sempre più evidente che soltanto un consulente che sia realmente dalla parte dell’investitore può svolgere un ruolo di protezione del risparmio. Soltanto un consulente remunerato solo dal Cliente può fare da filtro al naturale e legittimo interesse di chi raccoglie capitali: l’interesse a remunerarli il meno possibile e a trasferire il maggior rischio possibile. Così come può fare da filtro all’interesse naturale e legittimo di chi intermedia i capitali, a caricare le più alte commissioni possibili.