Sebbene sia vero che è giusto tassare di più la rendita e meno il lavoro o l’impresa, è assai meno vero che l’Italia sia un paradiso fiscale per le rendite finanziarie.
Le aliquote attuali vanno dal 12,50% per i titoli di stato di tutti i Paesi “white list” e gli enti sovrannazionali; al 20,00% per i conti correnti; ugualmente al 20,00% per gli altri titoli obbligazionari, per le azioni, per i certificati. E prevista l’applicazione di un criterio pro quota per i fondi di investimento ed altri prodotti che hanno attività sottostanti miste.
Ma queste aliquote sono vere solo sulla carta.
Vige infatti un complesso sistema che, a partire da una distinzione a volte piuttosto arbitraria tra redditi di capitale e redditi diversi, consente la deduzione delle minusvalenze secondo un criterio anch’esso discutibile nonché entro un termine di tempo ristretto.
Questo fa sì che nella pratica i portafogli di investimento che non siano assistiti da una consulenza specializzata siano quasi sempre tassati sui guagagni, deducano raramente le perdite e paghino pertanto sui rendimenti ottenuti – già oggi – un’imposta reale spesso oltre il 30% e a volte vicina al 50%.
La manovra approvata di recente prevede a partire dal prossimo 1 Luglio il generale incremento dell’aliquota più alta al 26,00% e renderà l’imposizione effettiva – a detta di molti analisti – superiore a quella media effettiva degli altri Paesi europei.
L’ottimizzazione fiscale che si può ottenere con l’assistenza di un professionista può minimizzare ed in qualche caso azzerare il mancato recupero delle minusvalenze, migliorando sensibilmente il risultato netto dell’investitore.
Inoltre, in vista del cambio di regime previsto a breve, è possibile in molti casi eseguire operazioni di ottimizzazione che consentono di non vedersi applicato il 26% di imposta a rendimenti conseguiti in realtà quando vigeva un’aliquota più bassa. Infatti la norma di variazione è di fatto retroattiva per quasi tutti gli strumenti e prodotti di investimento.
Gli investitori che hanno un forte interesse a manovre di ottimizzazione fiscale nei prossimi giorni sono coloro che possiedono i portafogli di più elevato ammontare, caratterizzati da una presenza significativa di titoli azionari, obbligazioni corporate ed ETFs nonché da una storia non troppo breve.
Per l’esperienza di questo Studio, al di sotto dei duecentomila Euro di investimenti difficilmente vi possono essere operazioni di ottimizzazione interessanti, salvo che vi siano titoli presenti in percentuali molto elevate o con plusvalenze molto forti. Viceversa al di sopra del milione di Euro si riscontrano casi in cui l’ottimizzazione fiscale può addirittura compensare pienamente la parcella di una completa consulenza di investimento.
E’ comunque è difficile generalizzare.
Gratuitamente, inviando a questo Studio il “Riepilogo delle plus/minusvalenze realizzate ai sensi del D.Lgs. 461/1997” ed un estratto del deposito titoli che esponga i prezzi di carico, è possibile ottenere un parere circa la possibilità di intervenire per minimizzare l’impatto del Decreto Legge 66/2014 del 24 Aprile.
Il parere è gratuito ma è questione di giorni.