A partire da Dicembre Borsa Italiana metterà a disposizione degli investitori una novità potenzialmente importante: la negoziazione dei fondi comuni aperti ossia dei fondi a gestione attiva. Lo dispone l’Avviso 19378 del 13 Novembre u.s.
I fondi a gestione attiva sono nati ben prima degli ETF e sono caratterizzati dall’attività di un gestore, il quale applica una propria strategia e tattica libera, entro certi limiti, alla scelta dei titoli o degli altri attivi in cui investire il patrimonio del fondo.
Fino ad oggi essi potevano essere sottoscritti tramite un promotore finanziario, in banca o tramite alcune piattaforme on-line specializzate. La sottoscrizione per gli importi comunemente trattati dagli investitori privati è stata soggetta inizialmente a commissioni anche pesanti e poi sempre più spesso offerta gratuitamente. Sono rimaste tuttavia non esigue commissioni di gestione, prelevate sostanzialmente in continuo dal valore della quota, le quali di fatto vanno a remunerare in minima parte il gestore, in gran parte le reti di vendita e gli intermediari.
Ben diversa la situazione per i cosiddetti investitori istituzionali, in grado di sottoscrivere quote per importi di centinaia di migliaia di Euro, per i quali vengono create “classi” apposite caratterizzate da commissioni di gestione di pochi decimi di punto percentuale.
La disintermediazione ora offerta da Borsa Italiana assimilerà i costi impliciti di questi prodotti a quelli degli ETF?
Le modalità di negoziazione previste dalla nostra borsa nazionale si discostano per la verità da quelle previste per gli ETF e le differenze sono rilevanti.
Innanzitutto non si tratterà di una vera e propria quotazione di borsa, ossia della libera formazione del prezzo mediante libere domande ed offerte, come avviene per le azioni, le obbligazioni e da anni anche, appunto, per le quote degli ETF. Non vi sarà uno spread tra domanda ed offerta. La negoziazione avverrà invece con ordini di acquisto e vendita senza prezzo – l’investitore conoscerà soltanto un prezzo convenzionale formato sul valore netto della quota (NAV) del giorno precedente – e sarà regolata sia per gli acquisti che per le vendite al prezzo del NAV del giorno di esecuzione, prezzo che sarà comunicato successivamente. Del resto il calcolo del NAV di un fondo in tempo reale è possibile solo in teoria, in quanto ogni giorno la composizione del fondo stesso può essere modificata anche più volte dal gestore. Il regolamento avverrà il terzo giorno di borsa aperta successivo all’esecuzione.
Controparte degli scambi sarà un “operatore incaricato” il quale a fine giornata sottoscriverà o riscatterà il differenziale di quote tra acquisti e vendite. Per dar modo a questo operatore di ripianare per tempo questo differenziale, l’operatività per gli investitori sarà limitata nell’orario tra le 8.00 e le 11:00.
Fin qui i dati tecnici principali.
Ragioniamo ora sul loro impatto.
Già oggi la sottoscrizione o il riscatto delle quote di un fondo comune avviene ad un prezzo futuro – il NAV del giorno – ignoto. Assai di frequente avviene al NAV di un giorno successivo a quello dell’ordine, successivo di un numero di giorni incerto. Pertanto sotto questo profilo la trasparenza delle transazioni offerta dalla borsa non è peggiore, anzi migliora un poco. La limitazione di orario appare notevole, ma si suppone che sarà possibile inserire dopo le 11:00 ordini per il giorno successivo.
L’intermediario utilizzato dall’investitore ovviamente richiederà una commissione per l’operazione di borsa. Sarà simile a quella delle operazioni sugli strumenti quotati, come gli ETF? Per i canali attualmente disponibili la sottoscrizione o il riscatto sono gravati di costi fissi che variano da 12 a 30 Euro e quasi sempre sono privi di commissioni. Ove si tratti di conversioni tra un comparto ed un altro della stessa Sicav, vengono meno anche i costi fissi. Il canale della borsa potrebbe essere pertanto più oneroso.
Le minusvalenze fiscali si formeranno fin da subito nel dossier in cui l’investitore detiene gli altri attivi. Sotto questo profilo il canale borsistico appare più efficiente.
Ma quali fondi o comparti Sicav saranno effettivamente offerti per questo canale? I candidati teorici sono migliaia, ma assai pochi sono quelli che oggi realizzano volumi giornalieri di sottoscrizione e riscatto significativi. Vorranno le società di gestione accedere a questo canale? Con quali prodotti?
Chi saranno gli operatori incaricati degli scambi e come saranno remunerati per un’attività che prevede di acquistare, vendere, riscattare e sottoscrivere allo stesso prezzo giorno per giorno? E’ ovvio che dovranno essere remunerati dalle società di gestione. Come si formerà il loro margine e quanto inciderà sui costi dei fondi?
Infine, quali classi saranno quotate? Le classi “retail” caratterizzate da elevate commissioni di gestione o le classi istituzionali, competitive con gli ETF nei costi impliciti? O classi intermedie?
Solo la prassi dei mesi futuri potrà dare le prime vere risposte.
Ove questo canale di distribuzione dovesse affermarsi, provocherebbe certamente un certo cambiamento nel mercato degli intermediari finanziari, delle reti di promotori, dei consulenti finanziari.
I fondi a gestione attiva infatti sono prodotti potenzialmente molto complessi. Renderli di più facile accesso all’investitore privato significa offrire certo maggiori opportunità ma anche esporlo a maggiori rischi. Il ruolo di una consulenza realmente indipendente e professionale dovrà essere preso perciò in maggiore considerazione.