Il recente downgrade subito da un importante istituto di credito italiano riporta in primo piano un tema delicato, potenzialmente in grado di scatenare allarmismi.
Ci riferiamo a Banca del Monte dei Paschi di Siena, cui Moody’s lo scorso 9 Maggio ha ridotto il rating sul debito di lungo termine. Il giudizio è passato da Ba2, già al di sotto dell’investment grade, a B2, cui corrisponde la definizione di “speculativo e ad alto rischio di credito”.
Il rating da sé non basta a farsi un giudizio ben fondato e sarebbe necessario prendere in considerazione altri indicatori. Non è tuttavia il caso specifico che ci interessa quanto, innanzitutto, affermare fin da subito che quasi mai la fuga precipitosa è l’atteggiamento giusto in questi casi. Lo stesso si deve dire però dell’angosciata paralisi o della rimozione con cui molti, di fatto, reagiscono a notizie come questa.
E’ bene invece informarsi in modo serio.
In occasione di ogni importante downgrade che riguardi una banca appaiono sulla stampa finanziaria gli articoli sul tema dei rischi per i clienti dell’istituto. Essi spiegano la diversa natura dei rapporti che i clienti possono intrattenere con la banca, dal conto corrente al pronti contro termine, dall’obbligazione bancaria al fondo d’investimento o alla gestione patrimoniale. Lo stesso vale per il web, dove si trova un po’ di tutto.
Opportunamente molti di questi interventi sottolineano l’esistenza di un fondo interbancario per la tutela dei depositi, distinguono tra obbligazioni senior e obbligazioni subordinate, spiegano che i titoli che il cliente ha in deposito costituiscono un patrimonio separato rispetto al patrimonio della banca.
Spiegano inoltre, giustamente, come in passato lo Stato sia intervenuto in aiuto delle banche in difficoltà, in nome del pubblico interesse. E come lo stia facendo tuttora.
Meno di frequente parlano dei limiti entro cui opera il fondo interbancario e dei limiti della sua capienza in relazione alle dimensioni della banca. Né affrontano sovente il tema della durata residua delle obbligazioni – fattore importante di rischio – o di ciò che può avvenire una volta che cedole e rimborsi siano maturati e pagati in conto corrente. Di rado menzionano il fatto che i provvedimenti della Vigilanza possono arrivare a bloccare l’operatività dei conti correnti, per tutelare in caso di dissesto il complesso dei clienti.
Quasi mai parlano di come una situazione di difficoltà finanziaria possa influire sulla qualità dei servizi della banca, non solo sull’erogazione del credito ma anche sui servizi d’investimento e su tutti gli altri.
Quasi per nulla, infine, si spingono a valutare la reale gravità della situazione di difficoltà dell’istituto e la sua concreta evoluzione, che non necessariamente deve procedere verso il peggio, come anche la storia dimostra. Infatti il management può intervenire per migliorare l’andamento della gestione oppure possono entrare nuovi soci. Il soccorso di nuovi azionisti, come quello dello Stato, è un tema a sua volta fortemente condizionato dal quadro macroeconomico e dai vincoli alle politiche di bilancio pubblico.
In realtà è piuttosto ovvio che in un contesto giornalistico si riscontrino queste lacune. La questione non può essere semplificata né deve essere affrontata nello stesso modo da tutti i clienti dell’ipotetica banca in crisi. Si tratta infatti di un vero e proprio ambito di consulenza professionale, che deve innanzitutto considerare quanto diversi possano essere i clienti tra loro – grandi e piccole aziende, investitori istituzionali o privati, grandi o piccoli patrimoni – e quanto diversi i loro rapporti con l’istituto bancario, l’eventuale presenza di rapporti con altre banche e altri fattori non trascurabili.
Si tratta di un ambito di consulenza importante, che da qualche anno a questa parte l’investitore deve certamente tenere ben presente. Se l’occasione per prenderlo in considerazione è la cattiva notizia sulla propria banca, si faccia di necessità virtù. Dovrebbe tuttavia anch’esso essere oggetto di una vera e propria pianificazione, che ha per obbiettivo non solo la semplice tutela passiva del patrimonio – certo importante – ma anche la qualità ed il prezzo dei servizi finanziari ricevuti.