Fino a non molte settimane fa l’ipotesi di default di uno Stato sovrano nella zona Euro era ufficialmente impresentabile. Non c’era governo o autorità comunitaria che non desse ampie assicurazioni sulla tenuta della moneta unica e sulla capacità di ciascun membro dell’unione monetaria di far fronte ai propri impegni. Due cose distinte ma evidentemente concepite come inscindibili.
Ciò è anche comprensibile per una realtà, l’unione monetaria europea, tanto giovane quanto ambiziosa. Tanto ambiziosa da dare patenti di affidabilità agli aspiranti membri ma tanto imprudente da aver dato la patente un po’ a tutti.
Per la verità il sistema faceva comodo a molti. Ed anche i piani di salvataggio della Grecia prima e dell’Irlanda ora, presentano vantaggi per la Germania e per gli altri Paesi forti. Questi infatti emettono debito pubblico – ovvero raccolgono denaro – a tassi molto inferiori a quelli con cui prestano denaro ai membri bisognosi di aiuto. E nello stesso tempo ottengono l’effetto di deprimere il corso dell’Euro favorendo così le esportazioni, giocando anch’essi la propria carta nella partita valutaria mondiale.
Tuttavia un conto è salvare la Grecia, l’Irlanda e probabilmente, domani, il Portogallo. Un conto è invece se si mettono in fila anche la Spagna e, dopodomani, l’Italia.
Cosi, cominciando dall’ultimo G20, Angela Merkel comincia a parlare della possibilità che “gli investitori privati siano chiamati a contribuire ai salvataggi”, in altre parole comincia a parlare di default. Non sono stati pochi i commentatori che l’hanno tacciata di irresponsabilità, di incapacità di comprendere i mercati, ecc. Alla Germania è stata attribuita buona parte della “colpa” di un Euro che si deprezza e di spreads che si allargano.
Ma davvero si pensa che possa reggere a lungo un sistema nel quale ogni sfondamento di bilancio, che sia di uno Stato sovrano o delle banche, viene messo a carico della fiscalità generale? O che sia davvero possibile un infallibile controllo centralizzato della virtù finanziaria di tutti i players di importanza sistemica dell’area Euro? No, giustamente non lo si pensa.
E così il default viene riammesso in società. E’ vero, è stato reso presentabile: si parla di 2013, di allungamento delle scadenze, di ristrutturazione del pagamento degli interessi e solo in extremis di “haircut”, ossia di taglio dei nominali, magari legato a clausole che prevedano una maggioranza qualificata di creditori. E se ne parla, purtroppo, in modo ancora vago. Si potrà discutere a lungo sull’opportunità, sulle modalità e sui tempi di questa riammissione in società. Ma non dimentichiamo che il patrono e mentore del nuovo – anzi antico – invitato è chi, più di tutti, paga i conti del ricevimento.